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S'è detto che l'Italia era fatta e che ora bisognava fare gli italiani. Ma chi e cosa fossero gli italiani "da fare", quale fosse la materia prima umana che fluiva nei sistemi istituzionali, politici, culturali ed economici per essere modellata in forma di Stato e di comunità nazionale, questo non era e non è molto chiaro. Gli atti giudiziari offrono, in questo senso, un aiuto. Dicono qualcosa, non tutto, certo, ma qualcosa di poco familiare alla storiografia. I delitti, come marker di tensioni e rotture, mostrano da quale sostrato e in quali direzioni muove il mutamento sociale. Nelle Marche dell'aurea mediocritas, del sostanziale equilibrio sociale ed economico garantito dalla mezzadria, il nuovo Stato unitario sta trovando una latente, carsica questione contadina e un serio problema di disciplinamento e pressione da sovrappopolazione relativa, che nel giro di due o tre decenni si avvierà, dopo la parabola dell'internazionalismo, verso due sbocchi: l'esplicito conflitto sociale e la "valvola di sfogo" dell'emigrazione.